Sono sempre stato un malato di politica, forse perché sono cresciuto dentro una sezione del PRI e mio padre ha iniziato a farmi frequentare la Rimbomba sin da piccolo.
Posso dire di essere stato fortunato perché nel mio percorso di formazione politica ho avuto la fortuna di incontrare tante persone di valore, ma pochi “politici di razza”.
Denis Ugolini era uno di questi.
Grandissimo oratore, dotato di intelligenza politica sopraffina, un fine stratega e laico a tutto tondo. È stato per decenni l’animatore del dibattito politico cesenate, altrimenti inesistente.
Era un uomo di networking (si direbbe oggi), che arricchiva le relazioni di valore e opportunità.
Fare politica insieme a Denis è stata una esperienza formativa, stimolante e al tempo stesso difficile da sostenere.
Per sostenere un dialogo con Denis dovevi essere capace di elevare il livello del ragionamento, saper guardare in prospettiva e non alla sola contingenza. Dovevi essere disposto a farti bastonare pubblicamente in caso di disaccordo, ma al tempo stesso potevi sempre contare sui suoi preziosi consigli.
Spesso quando non c’era, ci capitava di chiederci: “Denis cosa ne pensa?“. Perché come ogni figura di riferimento, si attendeva con ansia la sua versione per capire se si stava procedendo nella giusta direzione, e per comprendere tutte le sfumature politiche che noi normali non sapevamo leggere tra le righe.
Sovente terminava le sue lunghe arringhe dicendo: “la politica è una roba seria“, con ciò smontando le argomentazioni di chi lo precedeva, ed elevando la Politica ad un’attività nobile, che si addice in realtà solo a quei pochi interlocutori che sono in grado di “unire i puntini” attraverso un fine ragionamento, che sappiano costruire ponti, alleanze, giochi di sponda.
Denis aveva un’innata capacità di leadership. Aveva Carisma. Attirava a sé le persone, e sapeva ogni volta trascinare e coinvolgere tanti amici nelle sue molteplici iniziative.
Ma, non potevi nemmeno non amare quella sua capacità di farti sentire inferiore. Uno snobismo elegante e goliardico, che si fondava sulla sua grande personalità e un bagaglio pesante di valori e cultura.
Sapevo benissimo che quando nella sua premessa diceva “ha ragione l’amico Montesi…” stava per abbattersi su di me una tempesta di critiche!
Era però sempre pronto ad invitarti a tavola o a bere qualcosa, perché con lui c’era sempre un buon motivo per protrarre le serate o le trasferte a Roma in un buon ristorante per chiacchierare di politica.
Amava trasmettere ai più giovani la sua passione politica, ma non perdeva tempo coi perditempo.
Ho imparato tanto da lui: quando è meglio tacere e quando è il momento migliore di prendere parola, quando è opportuno stare in prima fila e quando invece è ora di fare un passo indietro. Quando e come entrare nell’arena, ma sapendo che nell’arena in un modo o nell’altro ci si deve sempre stare. In politica non ci si improvvisa e non si costruisce un progetto importante dall’oggi al domani. Bisogna lavorare per tempo, tessere relazioni e costruire un gruppo coeso e capace .
Lo abbiamo seguito con convinzione in tante battaglie politiche, non tutte fortunate, ma in ogni progetto od iniziativa Denis sapeva indicare un obiettivo strategico o pedagogico a vantaggio del partito, dell’Associazione o della collettività.
Ho tanti ricordi, che in questo giorno triste affollano la mente.
Ad inizio anno fa mi ricevette in studio. Sapevo già della malattia con cui stava combattendo.
Mi diede preziosi consigli su quali persone contattare per attivare una ricerca di lavoro e ragionare su possibili collaborazioni professionali.
Esaurita questa “incombenza” abbiamo discusso per ore di politica nazionale e locale. Le miserrime sorti del PRI. Il PD cesenate eterno incompiuto. La crisi della CRC, il rammarico per il mancato coraggio degli imprenditori e delle Associazioni di scendere nell’agone politico. Infine mi suggerì di leggere due saggi e mi chiese di scrivere un articolo per Energie Nuove.
Al ritorno a casa, gli mandai un SMS per ringraziarlo del sostegno e del suo tempo. Lui rispose “Quando vuoi“.
Mi mancherai.