Mi rivolgo principalmente ai miei amici maschi: nell’era della parità di genere ha ancora senso “fare l’uomo“?
Me lo chiedo, soprattutto perché, credo sinceramente che si debba continuare a lottare per una parità della condizione sociale ed economica tra uomo e donna.
Inoltre, ho la fortuna di vivere con una donna moooolto forte, che rivendica in ogni occasione il diritto alla parità dei sessi.
Giorgia non sopporta che mi capiti di scherzare o “assegnare”, a lei o alle donne in genere, alcune mansioni o ruoli. Non vi so descrivere i suoi occhi di indignazione che mi fissano, ma sono terrificanti!
Riconosco che alcuni miei retaggi culturali, o banalmente l’esempio della gestione familiare che c’è in casa dei miei genitori (mia mamma fa tutto… da sola), mi portano a volte a pensare ad una suddivisione dei ruoli vecchia: nelle faccende domestiche, nelle attività professionali, nella posizione sociale: “è un lavoro da donna…”, “tocca all’uomo…”. Sono consapevole che sia un’impostazione retrograda. Ma l’educazione e le convinzioni sociali pesano, soprattutto quando il cervello è a riposo. La cosa inammissibile è però che questa eredità culturale mi porta, ahimè, a sottovalutare episodi o situazioni in cui le disparità di genere sono ancora palesi e ingiustificabili: al lavoro, in politica, tra gli amici.
È quindi giusto continuare a lottare per le pari opportunità dei sessi, perché donna e uomo abbiano le stesse condizioni di accesso, abbiano diritto a una equa retribuzione del lavoro, siano equamente rappresentati nelle Istituzioni, ecc…
Altresì, è giusto (soprattutto in una società machista come la nostra), spingere nelle scuole all’educazione di genere, vale a dire l’educazione alla differenza e al rispetto dei due generi, o se preferite sessi. In soldoni: educare alle differenze fra uomini e donne e al rispetto reciproco delle peculiarità. Niente a che vedere con la scelta di orientamento sessuale dei ragazzi (non si parla di teorie gender).
È infine giusto impegnarsi contro le discriminazioni di genere e per l’approvazione di una legge contro l’omofobia.
Mi sono posto la stessa domanda anche per quanto riguarda l’educazione dei miei figli: “fare l’uomo” che significa? Non significa scaricare gli oneri alla madre, ma semplicemente avere un ruolo diverso da quello della madre, ma sempre presente accanto alla madre. Punto.
“Fare l’uomo” nel 2017 per me è accettabile solo quando intendiamo, pagare il conto a cena, aprire la portiera, togliersi la giacca e cederla se ha freddo, portare una valigia o fare un lavoretto in casa in cui ci siano pesi da spostare. Per me “fare l’uomo” significa solo un gesto di cortesia, un gesto da galateo.
Per il resto, “fare l’uomo” significa rispettare le donne, sempre e comunque. Educare alla differenza e al rispetto di genere, e al rispetto reciproco delle peculiarità.
Significa “eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società” (principi previsti nella nostra Costituzione).