Questo articolo non sarà il classico spottone per sponsorizzare la creazione della Provincia Unica della Romagna. Perché siamo stati tra i primi, sin dal 2012-13 insieme a Luigi Di Placido e l’allora Sindaco Roberto Balzani, ad auspicare un rafforzamento dei vari percorsi di integrazione delle politiche di Area Vasta e della gestione dei servizi pubblici che Enti Locali e Istituzioni potrebbero realizzare, con un orizzonte di ambito perlomeno romagnolo.
La portata delle esigenze di governo del territorio, unite all’urgenza di razionalizzare la spesa pubblica, con l’obiettivo di continuare riuscire a garantire servizi pubblici di alto livello ed omogenei, spingono sempre più i territori a condividere progetti, programmazione e realizzazione di servizi e opere pubbliche.
Quindi nessuna novità rilevante sull’obiettivo e le (sacrosante) ragioni che dovrebbero spingere la classe politica romagnola (prevalentemente del Partito Democratico) a realizzare questo percorso.
Però, la novità è che, dal 2012-13 è cambiato profondamente il contesto.
Il tempo dell’emergenza democratica, con la corsa all’eliminazione delle Province, avviata dal Governo Monti, è superato, senza però aver eliminato davvero gli Enti provinciali.
La crisi economica è finita e il Paese ha ricominciato a crescere stabilmente.
Il contesto politico è anch’esso cambiato radicalmente. Con la sconfitta (nefasta) del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, in Italia si può considerare definitivamente archiviata (e per lunghi anni) la stagione (incompiuta) delle riforme istituzionali.
Inoltre, con la bocciatura del Porcellum e Italicum, la Corte Costituzionale ha riportato indietro le lancette della politica di vent’anni, imponendo sostanzialmente il ritorno a un sistema elettorale di tipo proporzionale. Questo sconvolgimento delle dinamiche politiche sta dispiegando le sue prime conseguenze, nel riaffiorarsi di una frammentazione che premia l’identità dei singoli partiti, a discapito dell’unità delle coalizioni attorno ad un progetto e un programma di governo.
Tutte queste novità, sostanziali, rendono più che mai immediata e necessaria la scelta di dare corpo e gambe a nuove politiche di Area Vasta. Rendono più che mai attuale l’esigenza di creare la Provincia Unica della Romagna.
Oramai si può affermare che gran parte della classe politica, e dei cittadini anche, abbiano compreso la necessità di spingere le politiche di Area Vasta, partendo dalla fusione di una selva oscura di società partecipate dei Comuni, in nuovi soggetti con ambito almeno sovra provinciale.
Le Associazioni di categoria, i Sindacati, le Cooperative e tanti altri Enti intermedi hanno seguito questo percorso con una convinzione, di molto superiore alla politica.
Non solo. Sono in continuo aumento i referendum promossi da comitati di cittadini per approvare la fusione dei piccoli Comuni, perché è il modo per garantire la continuità e la qualità dei servizi locali in zone periferiche e lontani dalle città più grandi, ma anche il modo per alcuni territori decentrati (soprattutto della collina e montagna) per “contare di più” nei tavoli che contano, nelle negoziazione di suddivisione degli investimenti decisi dalla Regione.
Ma, allora, cosa manca?
Manca ancora il contesto. La governance. Il tavolo permanente di confronto. Chiaro. Definito.
Lo schema di regole e rappresentanze, per avviare la negoziazione e la programmazione in ambito romagnolo.
Per un decennio si è parlato vanamente di Aree Vaste “funzionali”, cioè ambiti di programmazione delle politiche settoriali, che avrebbero potuto essere più piccole o più ampie a seconda della rilevanza della materia o della dimensione del coinvolgimento dei territori. L’ambito per la gestione integrata di politiche di welfare, potrebbero ad esempio essere semplicemente sovra comunali. Mentre la gestione di politiche integrate per lo sviluppo e gestione del sistema fieristico, aeroportuale, turistico, culturale, universitario, al contrario, avrebbero necessitato da anni di un tavolo di ambito almeno regionale o di macroregione.
In un mondo ideale, la politica e la rappresentanza dovrebbero modellarsi alla dimensione delle tematiche e delle sfide, ma purtroppo nel nostro mondo reale, nell’Italia della frammentazione e del campanilismo, la sostanza richiede che la rappresentanza politica, per essere efficace, deve poter contare su regole e soggetti che partecipano in modo strutturato alla governance di un territorio con confini definiti.
Questo ambito è acclarato, non può più essere assolutamente comunale (anche se i Comuni rimangono l’Istituzione più funzionante e vicina ai cittadini). Non può essere nemmeno solo provinciale, perché le Province sono “quasi” sparite e sono state superate dalla nuova dimensione dei soggetti intermedi. Ma forse non è sufficientemente governabile dal livello regionale (soprattutto perché la governance e la credibilità politica delle Regioni è assai criticabile e compromessa).
In conclusione, la decisione di creare la Provincia Unica della Romagna, è matura. Nei tempi e nei modi.
Infatti, il PD tanto a livello locale (con l’iniziativa del Sindaco Lucchi) quanto a livello regionale (con i consiglieri regionali e in testa l’Assessore Emma Petitti) hanno patrocinato la ripresa di questo percorso di integrazione.
Tuttavia, c’è un però. Non bastano le idee. Ora servono politici che diano gambe e ci mettano la faccia.
Nel nostro piccolo, l’Amministrazione comunale negli ultimi anni, si è spesso mostrata titubante verso scelte di integrazione di Area Vasta. Anzi, a tratti si potrebbe dire che le scelte sono state anche “opportunistiche”. Quando faceva comodo e si poteva svolgere un ruolo da protagonista si spingeva l’acceleratore. Al contrario, quando si poteva ambire al solo ruolo di comprimario (con investimenti impegnativi e scarsa visibilità), ci si è richiusi in un assurdo isolazionismo tra Palazzo Albornoz e il riparo dell’Unione dei Comuni della Valle Savio.
La mia speranza è che sin dalla campagna elettorale per le Comunali del 2019, anche a Cesena, i candidati Sindaci abbiano la forza ideale e soprattutto le idee per confrontarsi e immaginare nuovi e grandi progetti di Area Vasta, per candidarsi anche a svolgere quel ruolo di città capo comprensorio a cui Cesena può e deve ambire, all’interno della futura Provincia Unica di Romagna.
Paolo Montesi
Liberaldemocratici per Cesena
Articolo pubblicato sulla rivista ENERGIE NUOVE